MESSAGGIO DEL PRESIDENTE ONORARIO DI A.C.T.Italia

  • Al Presidente e al Consiglio di ACTItalia

  • Al Presidente e al Consiglio Direttivo A.S.I.

  • Ai Presidenti e componenti Commissioni A.S.I.

  • Ai Presidenti e componenti Club di tutti i sodalizi che si occupano di turismo

Cari amici,

non consideratemi presuntuoso, ma penso che con la mia età sono uno di quelli che sono sopravvissuti all’ultimo conflitto mondiale, e di conseguenza vivo questo periodo ricordando gli anni 1940-1945 quando ci siamo trovati in una situazione quasi analoga, ma decisamente peggiore, e voglio lanciare un appello perché ciascuno di noi oggi superi questa odierna con ottimismo, e si prepari con la passione che ci ha sempre sostenuto.

Non voglio annoiarvi con i miei ricordi, che in questo momento affiorano, ma penso che un raffronto, per tutti quelli che non erano presenti allora, possa essere un incentivo a superare con maggiore serenità le difficoltà odierne, e quelle inevitabili che seguiranno nel campo del turismo itinerante e storico che tanto ci appassiona.

Pensate a 14 anni, al mattino fare la coda per avere quel poco di pseudo pane che la tessera ci concedeva, perché non era mai sufficiente per tutti, essere a casa al freddo, i termosifoni erano spenti per mancanza di carbone, scaldavamo la cucina con la così detta cucina economica a legna, mancava anche il gas, e recuperare dalla caldaietta sopra un poco di acqua calda per lavare le stoviglie. E a qualunque ora del giorno o della notte essere avvisati dal suono delle sirene e delle campane a distesa che erano in arrivo le squadre di aerei da bombardamento e andare in rifugio di corsa. Al buio, con l’unica illuminazione data dalle luci delle piccole dinamo a mano che alternativamente azionavamo. La casa sotto i bombardamenti tremava, al termine, risalendo, quanti sepolti trovavamo nelle case vicine distrutte, morivano e non c’era possibilità di sfuggire a quella sorte. Quante volte abbiamo ricavato bende tagliando le lenzuola per arrestare le emorragie aiutando, noi giovani, le donne che si improvvisavano infermiere e medici, perché gli uomini erano tutti al fronte.

Ora il cibo si trova, la televisione ci fa compagnia, Skype permette di vederci lo stesso, dunque affrontiamo questa emergenza con ottimismo, pensando che abbiamo superato una situazione ben più grave, con mortalità ben superiore, teniamoci in contatto con mezzi on-line e prepariamoci a riprendere con passione e entusiasmo la nostra attività che ci ha dato tanta soddisfazione, anche se talvolta accompagnata da difficoltà che, di fronte alla situazione attuale, ci sembrano non così gravi. Un augurio, io sono vecchio, ma sino a quando la mente mi accompagnerà, anche se ora la deambulazione è difficile, spero di poter continuare a fare e non vivere solo di ricordi.

MUSSO CAMILLO CLASSE 1927


 

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